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Il mio approccio

La psicoterapia cognitiva si basa sull’ assunto che le nostre reazioni ed emozioni, non dipendano dalle situazioni favorevoli o avverse, quanto piuttosto dal significato che noi attribuiamo ad esse. Pertanto, diverse interpretazioni dello stesso evento possono portare a comportamenti ed emozioni differenti, in persone diverse o nella stessa persona in momenti differenti. Spesso accade che valutazioni o opinioni soggettive e discutibili siano vissute dalla persona come assolutamente oggettive. In questi casi, il significato personale assume una discreta inflessibilità e viene definito schema cognitivo. Lo schema cognitivo risulta disfunzionale quando presenta una rigidità eccessiva, produce sofferenza e si attiva in modo automatico imponendo pensieri negativi ricorrenti in diversi ambiti della vita. Il lavoro terapeutico viene condotto in regime di cooperazione dalla coppia terapeuta – paziente al fine di individuare i modelli interpretativi della realtà che possono comportare il disturbo lamentato, per poi comprenderli e renderli eventualmente più flessibili.

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In sintesi, la terapia cognitiva

  • È basata sulla cooperazione: terapeuta e paziente collaborano per comprendere il problema, indagano le eventuali cause che possano aver contribuito al problema stesso e identificano le strategie più adeguate per la sua risoluzione.

  • È fondata scientificamente: l’intervento terapeutico è strettamente connesso alle conoscenze che riguardano le strutture e i processi mentali emersi dalla ricerca scientifica in ambito psicologico e neuropsicologico, mentre l’efficacia del trattamento è spesso sottoposta a valutazioni scientifiche e statisticamente rilevanti.

  • È orientata allo scopo: il terapeuta, dopo aver formulato una diagnosi basata sui primi colloqui o sulla somministrazione di test specifici, stabilisce insieme al paziente gli obiettivi della terapia ed un piano di trattamento che risponda alle sue richieste.

  • È centrata sul problema attuale: lo scopo della terapia è la risoluzione dei problemi psicologici attuali del paziente e il terapeuta pone particolare attenzione a ciò che nel presente contribuisce a mantenerli, pur considerando gli eventi passati e le esperienze infantili utili fonti d’informazione circa la loro origine ed evoluzione.

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L’approccio costruttivista costituisce un evoluzione del cognitivismo classico. In particolare, questo modello attribuisce particolare rilevanza all’aspetto soggettivo della realtà, difatti considerata come esito della relazione fra un soggetto attivo e gli eventi. La realtà cede così la sua connotazione di oggettività assumendo una profonda dimensione di soggettività che dipende dalla continua esperienza che la singola persona ha di essa. Ciascun individuo è pertanto considerabile come un attivo costruttore di significati personali, che gli consentono di sperimentare quella che ognuno definisce come realtà. La costruzione della realtà dipende quindi da mappe cognitive utili a fornire un orientamento interpretativo della nostra esperienza. Pertanto, tali modelli più degli eventi esterni contribuiscono a far scaturire eventuali sofferenze o disturbi. In questo processo di definizione di sè risulta determinante la dimensione sociale nel quale il soggetto è inserito e della quale egli condivide i significati. In quest’ottica, la relazione terapeuta-paziente costituisce un’opportunità di co-costruzione dei significati personali che contribuiscono a definire la realtà del paziente.

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Questo approccio rende difficile e poco sensata una distinzione netta tra colui che osserva e chi è osservato, perché entrambi si definiscono come tali attraverso la reciproca interazione. Pertanto, la relazione terapeuta-paziente assume particolare rilevanza nel promuovere il cambiamento, essendo i due soggetti entrambi coinvolti in un processo di co-costruzione dell’esperienza.

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La cornice all’interno della quale si articola il processo terapeutico, nell’ottica costruttivista, è esemplificabile mediante la metafora proposta da Kelly (1955) dell’uomo come scienziato. Il lavoro terapeutico è concettualizzato come un processo di ricerca all’interno del quale paziente e terapeuta svolgono i ruoli distinti e complementari rispettivamente di ricercatore e di supervisore alla ricerca. La metafora definisce le competenze specifiche di ciascuno dei due membri della relazione: il paziente è l’esperto rispetto all’oggetto della ricerca (il suo sistema di conoscenza, le sue sensazioni, i suoi pensieri, le sue emozioni ecc.) poiché è l’unico ad avere la possibilità di un contatto diretto con esso; il terapeuta è l’esperto rispetto al metodo e il suo compito è quello di suggerire gli strumenti, le procedure e i tempi per condurre l’intero processo. In questo lavoro la logica è quella della ricerca scientifica: non esistono verità, ma solo ipotesi, più o meno attendibili, che devono essere verificate. L’obiettivo della ricerca è la ricostruzione delle caratteristiche degli schemi prevalenti del sistema di conoscenza del paziente, della loro influenza sul suo comportamento e dei processi di costruzione dei significati. Alcune di queste strutture e di questi processi sono più facilmente accessibili per la coscienza, altri più difficili o addirittura impossibili da rappresentare a questo livello.  Il processo di autoconoscenza comporta quindi spesso il tentativo di ricostruire in termini inferenziali i processi che esulano dalla consapevolezza.

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